Nel vasto mondo delle medicine alternative talvolta è difficile orientarsi e comprendere quali siano le effettive differenze tra i diversi approcci.
Osteopatia e chiropratica sono due discipline che, in maniera analoga, fondano i loro trattamenti sulla manipolazione del corpo, tuttavia presentano alcune distinzioni importanti, a partire dai rispettivi princìpi filosofici ispiranti.
Entriamo nel dettaglio.
Il principio chiave dell’osteopatia: focus sull’arteria
Andrew T. Still, riconosciuto come padre dell’osteopatia, fonda questa disciplina partendo da alcuni concetti fondamentali: il ruolo della struttura (che governa la funzione) e della funzione (che regola la struttura), il compito dell’arteria (ruolo supremo, il più importante, inteso come libera circolazione del sangue venoso, arterioso, della linfa, del liquor e di tutti i fluidi presenti nel nostro corpo) e il ruolo dei 5 diaframmi (cranico, buccale, toracico superiore, toracico inferiore e pelvico, responsabili, attraverso la loro armonia, della salute circolatoria, respiratoria, viscerale, posturale, metabolica, ecc.).
Tutte le tecniche si concentrano sulla manipolazione della struttura corporea, pur intervenendo su diversi livelli. Quelli strettamente interconnessi sono:
- strutturale
- cranio-sacrale
- viscerale
Uno dei principi essenziali su cui si fonda questo approccio terapeutico è la visione olistica del corpo. Un individuo viene sempre considerato nella sua globalità, il cui corpo è visto come un sistema che deve necessariamente mantenere un costante equilibrio (omeostasi). La salute, infatti, esiste grazie all’armonia tra corpo, mente e spirito e al rapporto ottimale tra i parametri equilibrio, comfort ed economia; questo vuol dire che l’osteopata dovrà ricercare, testare e trattare, attraverso le tecniche che ritiene più idonee al caso, qualunque disfunzione alteri l’equilibrio del corpo per poter permettere allo stesso di risparmiare energia (lavorare in economia) e normalizzare tutte le funzioni vitali. In sintesi, attraverso il trattamento osteopatico si rimuoveranno quegli ostacoli compromettenti il benessere e il mantenimento della salute dell’individuo.
Secondo il punto di vista osteopatico, inoltre, è necessario partire dai segni e dai sintomi (non solo corrispondenti al dolore) per trovare, attraverso un percorso inverso, la disfunzione primaria (origine del problema), mirando a risolverla per eliminare anche tutti gli effetti secondari prodotti dalla stessa (es. compensi, dolori diffusi, disturbi funzionali, ecc.).
Per concludere, è utile ricordare alcuni dei tanti campi d’azione dell’osteopatia: pediatrico, geriatrico, ginecologico, sportivo, lavorativo, posturale, odontoiatrico, ecc.
Vuoi approfondire?
Leggi il nostro articolo su che cos’è l’osteopatia: definizione e tecniche di trattamento
Il pilastro della chiropratica: il sistema nervoso al centro
Per dimostrare lo stretto legame esistente tra osteopatia e chiropratica va detto che il fondatore di quest’ultima, D. D. Palmer, fu diretto allievo di A.T. Still, padre dell’osteopatia. Da Still, però, Palmer si allontanò elaborando il proprio principio filosofico, un principio basato sul trattamento del sistema muscolo-scheletrico (patologie meccaniche), in particolare del rachide, per normalizzare le funzionalità del sistema nervoso (in modo particolare del SNC, costituito da midollo spinale ed encefalo)e, di conseguenza, influenzare lo stato di salute generale dell’individuo.
In sintesi, quindi, si può affermare che la chiropratica ha un indirizzo soprattutto di tipo neurologico, che risulta primariamente legato all’uso specifico della manipolazione della colonna vertebrale per ristabilire, secondo Palmer, la forza vitale che scorre all’interno del corpo.
I disturbi che possono essere trattati con la chiropratica sono, ad esempio, i dolori localizzati sul rachide, le neuropatie, i disturbi posturali, i problemi meccanici agli arti inferiori e superiori, le discopatie, i mal di testa, le coliche, l’ansia, ecc.
Le sedute dal chiropratico, di solito, sono un po’ più brevi di quelle osteopatiche, ma non è una regola fissa. I primi incontri possono durare anche 30 – 40 minuti, quelli successivi un po’ meno (15 – 20 minuti), per un ciclo che può comprendere fino a 10 – 15 appuntamenti.
In conclusione, si può sostenere che, se pur con differenze e caratteristiche proprie, l’osteopatia e la chiropratica inseguono un obiettivo principale, vale a dire il ripristino dell’equilibrio corporeo e il mantenimento del suo benessere armonico. Le due discipline, inoltre, condividono l’arte della manipolazione che, anche se eseguita in modo differente, si prefigge di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono al corpo di conservare l’omeostasi e di auto-ripararsi.
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