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La prima visita dall’osteopata: cosa aspettarsi

La prima visita dall’osteopata: cosa aspettarsi

Decidere di intraprendere un percorso di incontri con l’osteopata è una scelta importante per la cura del proprio corpo.

La maggior parte delle persone si affida a questa terapia, totalmente manuale, per una serie di disturbi che possono interessare tendini, muscoli, legamenti, ossa, articolazioni, capsule e molti altri tessuti annessi alle varie strutture (visceri, fasce, sistemi cardio-circolatorio, respiratorio, nervoso, linfatico, ecc.). La domanda classica che più si pongono i pazienti quando scelgono di provare questa disciplina è: – “cosa devo aspettarmi dal mio primo appuntamento con l’osteopata?

Scopriamolo in questo articolo.

La 4 fasi della prima visita dall’osteopata

Al di là del trattamento, il primo incontro è il momento in cui il paziente e l’osteopata si conoscono e stabiliscono il percorso da intraprendere insieme per l’ottenimento dei migliori risultati possibili.

Per questa ragione, la seduta osteopatica si può considerare come un consulto a 360°, indicato per individui di tutte le età e che presentino disturbi legati all’apparato neuro-muscolo-scheletrico ed ai tessuti ad esso connessi (visceri, meningi, fasce, ecc.).

Vediamo nel dettaglio le 4 fasi fondamentali di una sessione osteopatica:

Fase 1 – Anamnesi

La prima fase dell’incontro con l’osteopata consiste nell’anamnesi, una discussione dettagliata sullo stato di salute del paziente, da cui il professionista ottiene diverse informazioni:

  • La localizzazione del dolore, la tipologia e l’eventuale irradiazione
  • I segni e i sintomi percepiti, il momento in cui si sono manifestati per la prima volta e cosa li peggiora o li migliora
  • Lo stato di salute generale del paziente, la possibile presenza di altre malattie, l’assunzione di farmaci, gli eventuali esami diagnostici e gli interventi chirurgici eseguiti nel corso della vita
  • La storia familiare, la vita lavorativa e la vita sociale
  • L’attività fisica, gli hobbies praticati, il tipo di alimentazione, ecc.

Fase 2 – Diagnosi differenziale, valutazione, esame osteopatico

Dopo l’anamnesi, prima dell’esame osteopatico, il terapeuta si avvale della diagnosi differenziale per individuare e scongiurare eventuali situazioni pericolose al trattamento manuale, cioè controindicazioni che meritano approfondimenti di carattere medico (es. visite specialistiche e/o indagini strumentali). Il professionista procede poi con un’attenta valutazione del paziente al fine di scoprire tutte le possibili cause legate all’origine dei segni e dei sintomi presenti e responsabili dell’alterazione dello stato di salute del soggetto esaminato.

L’esame osteopatico può includere:

  • L’osservazione della postura
  • Un esame neurologico (tono, trofismo muscolare, sensibilità, forza, riflessi, ecc.)
  • Una valutazione della mobilità articolare
  • La palpazione dei tessuti, i test di esclusione e i test di pressione (arti, torace, addome, ecc.)
  • Altri test generali e distrettuali (muscolari, articolari, ecc.)

Fase 3 – Discussione del caso, trattamento osteopatico

Nella terza fase il terapeuta è in grado di formulare una diagnosi che, in linea con l’approccio olistico dell’osteopatia, si fonda sempre su un’analisi precisa e completa dell’intera persona.

L’osteopata, quindi, decide se prendere in carico il paziente (trattarlo e seguirlo nel corso del tempo) o indirizzarlo ad una figura medica per permettergli di curare eventuali patologie riscontrate nella fase valutativa e non trattabili con tecniche osteopatiche.

Quando il trattamento, invece, è possibile l’osteopata comincia il proprio lavoro facendo accomodare il paziente sul lettino, ponendolo nelle posizioni più indicate al tipo di tecniche da applicare (posizioni che, comunque, risultino comode anche per il paziente) e procedendo con un approccio esclusivamente di tipo manuale, cioè senza alcun ausilio di strumenti (es. elettromedicali).

Sono solitamente utilizzate una varietà di procedure manuali:

  • mobilizzazione delle articolazioni
  • tecniche intraossee
  • tecniche sui tessuti molli
  • release mio-fasciale
  • release posizionale
  • tecniche HVLA
  • tecniche di Mitchell
  • srotolamento fasciale
  • bilanciamento legamentoso
  • tecniche in ambito craniale
  • ecc.

Ad ogni modo, la filosofia osteopatica è volta sempre al massimo rispetto del corpo ed è per questo motivo che le forze utilizzate sono prevalentemente moderate ed il posizionamento delle mani è molto preciso.

Fase 4 – Successivi controlli, trattamenti e consigli

A volte anche un solo trattamento può essere sufficiente a risolvere una disfunzione, specie se trattata al suo esordio; altre volte, invece, è necessario programmare nuovi incontri per tenere sotto controllo il problema del paziente o effettuare semplici controlli.

L’osteopata, prima di salutare la persona trattata, non dovrà dimenticare, però, di fornire a quest’ultima alcuni consigli che risultino utili alla sua salute, per esempio suggerimenti legati alla dieta, al controllo dello stress, agli errori posturali da evitare, all’importanza della respirazione, al tipo di esercizio fisico da svolgere in casa, in palestra o all’aperto, alla gestione del dolore attraverso l’utilizzo di semplici rimedi e strumenti facilmente reperibili (es. cuscini riscaldanti o massaggianti, borse d’acqua calda, impacchi di ghiaccio, gel a base di aloe o di arnica, busti, tutori, solette, ecc.), in base al tipo di problema del quale il paziente soffre (es. neuropatia, contrattura muscolare, cefalea, rachialgia, esito traumatico, ecc.).

Vuoi approfondire?

Leggi il nostro articolo su che cos’è l’osteopatia: definizione e tecniche di trattamento

Quanto dura la prima visita dall’osteopata

Il primo appuntamento dall’osteopata dura circa un’ora, ossia il tempo necessario per permettere al professionista di ascoltare ed indagare tutti gli aspetti legati al motivo di consulto del paziente e alle conseguenze che il problema comporta (disagi, stati dolorosi, alterazioni posturali, difficoltà nel lavoro, nel sociale, in famiglia, ecc.). Spesso conoscere la vita del paziente, le sue abitudini, i suoi errori, può aiutare l’osteopata a lavorare anche in un’ottica preventiva.


Nei successivi appuntamenti, dopo un nuovo e rapidissimo confronto con il paziente, gran parte del lavoro sarà pratico e si concentrerà sull’applicazione di tecniche manuali eseguite secondo le modalità più adatte al tipo di problema (quello emerso dal primo appuntamento, ammesso che non siano sorte nuove disfunzioni).

Di conseguenza la durata delle sedute, dopo la prima, cambierà in base alle necessità individuali, in un arco di tempo compreso tra 30 e 60 minuti.

Come viene stabilito il piano di trattamento osteopatico

Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie, attraverso l’anamnesi e la valutazione, e dopo aver eseguito il primo intervento terapeutico, l’osteopata è in grado di sviluppare un piano di trattamento personalizzato, cioè un percorso adatto solo a quel paziente affinché raggiunga l’attesa guarigione.

Il piano di trattamento elaborato, però, non si limita ai soli appuntamenti in studio, ma comprende, come già accennato, anche consigli e suggerimenti per eliminare le cattive abitudini e modificare in meglio lo stile di vita del paziente.

Secondo il principio olistico, che à alla base della filosofia osteopatica, infatti, tutti questi aspetti sono strettamente interconnessi ed influenzano la salute di ciascun individuo.

Cosa accade dopo la prima visita dall’osteopata

La maggior parte dei pazienti afferma di avere benefici già dopo la prima sessione osteopatica, ma se ciò non dovesse accadere non è il caso che il soggetto trattato si allarmi. Talvolta, infatti, è necessario che passino alcune ore o persino un paio di giorni prima che si manifestino i risultati della terapia; altre volte, invece, in caso di sofferenze croniche, al fine di migliorare o risolvere completamente il problema, possono essere necessarie più sedute di osteopatia applicando un piano terapeutico più articolato.

In ambito osteopatico, come accade in qualunque altra disciplina terapeutica, può anche svilupparsi qualche moderato effetto collaterale, un po’ di dolore o una modificazione dei segni e dei sintomi, ma questa reazione è assolutamente transitoria ed è spesso predittiva di buoni risultati. Qualunque terapia, infatti, manuale o strumentale, chimica o chirurgica, produce dei cambiamenti nei tessuti e rimuove degli adattamenti cui il paziente è andato incontro per compensare la disfunzione; ciò può generare piccoli disturbi la cui presenza e durata varia da individuo a individuo.

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